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Ottorino De Donno: Il Poeta della Luce e del Colore

Ottorino Emanuele Maria De Donno, nato il 28 luglio 1897 a Brindisi, rappresenta una delle figure più luminose e complesse della pittura pugliese tra le due guerre mondiali. La sua vita e la sua carriera si intrecciano con i profondi cambiamenti artistici che caratterizzarono l’inizio del XX secolo, un periodo segnato da una fervida sperimentazione stilistica e dall’affermazione di nuove correnti pittoriche. Figlio di Adolfo De Donno e Pasqua Palmitessa, Ottorino crebbe in una famiglia che, nonostante le difficoltà economiche, seppe riconoscere e incoraggiare la sua precoce vocazione per l’arte. Questa passione innata lo spinse, fin dalla giovane età, a cercare nuove prospettive fuori dalla sua città natale.

L’Inizio di un Viaggio: Roma e la Formazione Artistica

Ancora giovanissimo, Ottorino De Donno lasciò Brindisi per Roma, una delle capitali culturali europee, in cerca di formazione e ispirazione. Erano gli anni in cui l’Italia viveva un profondo fermento artistico, con il Futurismo di Marinetti che si affermava come movimento rivoluzionario e dinamico, celebrando la velocità, la tecnologia e la modernità. In questo clima di rinnovamento, De Donno frequentò brevemente l’Accademia di Belle Arti, ma le difficoltà economiche lo costrinsero presto ad abbandonare l’istituto. Tuttavia, il giovane artista non si arrese. Roma divenne per lui un’aula a cielo aperto: visitò innumerevoli gallerie d’arte, studiando i grandi maestri del Rinascimento e del Barocco, con particolare attenzione alla tecnica di Tiziano, il cui uso magistrale del colore avrebbe influenzato profondamente la sua arte.

L’influenza del divisionismo, una corrente pittorica che si distinse per la scomposizione del colore in piccoli tratti e punti, non sfuggì alla sua attenzione. De Donno trovò in questa tecnica, che puntava a svelare la vibrazione luminosa della realtà, un’eco delle proprie ricerche personali, sperimentando la divisione cromatica per infondere alle sue opere una luce interna, capace di rendere ogni pennellata viva e pulsante.

Il Ritorno in Puglia: Una Missione Artistica e Culturale

Tornato a Brindisi, Ottorino De Donno non fu solo un pittore, ma anche un educatore e un promotore culturale. Nel 1925 fondò la Scuola Libera di Belle Arti e delle Arti Industriali, un centro di eccellenza dedicato all’insegnamento e alla divulgazione delle arti visive. La scuola rappresentava un baluardo culturale in una regione ancora legata a tradizioni rurali, offrendo corsi diurni di pittura, scenografia, scultura e architettura, nonché lezioni serali gratuite per i figli di operai e per coloro che vivevano in condizioni economiche disagiate. Quest’attenzione alla dimensione sociale dell’arte era in perfetta sintonia con le idee di quel tempo, che vedevano nell’educazione artistica uno strumento di emancipazione e crescita culturale.

Tra Classicismo e Modernità: Un Artista Versatile

La produzione artistica di Ottorino De Donno fu caratterizzata da una straordinaria versatilità. In un’epoca in cui l’Italia oscillava tra il ritorno all’ordine classicista, tipico del Novecento Italiano, e la spinta innovatrice delle avanguardie europee, De Donno seppe muoversi con intelligenza, assorbendo influenze diverse senza mai rinunciare alla propria originalità. La sua arte fu una celebrazione del bello, una sintesi perfetta tra tradizione e innovazione, tra accademismo e sperimentazione.

Le sue prime opere, ispirate alla pittura classica, riflettevano l’influenza dei maestri del Rinascimento italiano, con una particolare attenzione alla resa dei volumi e alla rappresentazione della figura umana. Tuttavia, l’artista pugliese non rimase immune alle suggestioni dei movimenti contemporanei: il Simbolismo europeo, con la sua ricerca del significato nascosto e della spiritualità, trovò eco nei suoi quadri sacri, mentre il Divisionismo, movimento prediletto dai pittori lombardi e piemontesi come Segantini e Previati, divenne parte integrante del suo linguaggio espressivo, soprattutto nella rappresentazione del paesaggio e della luce.

Le Esposizioni: Un Successo Riconosciuto

Ottorino De Donno fu un protagonista delle principali esposizioni d’arte del suo tempo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della critica. Nel 1926 partecipò alla Seconda Esposizione Biennale di Arte Pura e Applicata di Lecce, evento che segnò l’affermazione degli artisti pugliesi nel panorama nazionale. I suoi dieci lavori, tra cui Dall’Altezza dove Sono Chiamato a Salire più in Alto Ancora e Luce Serafica, vennero apprezzati per la loro capacità di trasmettere un messaggio profondo attraverso un uso sapiente della luce e del colore. La critica dell’epoca riconobbe in De Donno un innovatore, capace di fondere l’estetica classica con le tecniche moderne, creando un linguaggio artistico personale e riconoscibile.

La partecipazione alla Mostra di Belle Arti del Paesaggio Salentino del 1927, svoltasi a Milano, rappresentò un ulteriore momento di consacrazione. Le sue acqueforti, caratterizzate da un’accurata ricerca luminista, svelarono un’attenzione maniacale per il dettaglio e per la resa cromatica, suscitando l’ammirazione di critici e colleghi artisti. La sua abilità nel catturare l’essenza del paesaggio pugliese, con la sua luce intensa e i contrasti forti, lo rese uno degli artisti più apprezzati del sud Italia.

Un Pittore e un Educatore: La Missione Didattica di De Donno

Ottorino De Donno non fu solo un artista, ma anche un appassionato divulgatore. Il suo libro L’Arte della pittura spiegata al popolo rappresenta una testimonianza della sua dedizione alla diffusione della cultura artistica. In un periodo in cui l’arte era ancora considerata appannaggio delle élite, De Donno desiderava che fosse accessibile a tutti, svelando i segreti della pittura con un linguaggio semplice e diretto. Le sue lezioni, sempre partecipate, erano un’occasione per avvicinare le persone comuni al mondo dell’arte, trasformando la bellezza in un’esperienza collettiva e condivisa.

Dal Sacro al Profano: La Poesia del Colore

Nelle sue opere, De Donno seppe spaziare con disinvoltura tra il sacro e il profano, esplorando ogni aspetto della condizione umana. I suoi quadri sacri, come Settimana Santa, non erano solo rappresentazioni religiose, ma autentiche meditazioni spirituali, dove il colore e la luce divenivano strumenti per avvicinare lo spettatore al trascendente. Al contempo, le sue opere profane, come Notturno e Pastorale, dimostrarono una sensibilità profonda verso la natura e la quotidianità, con un’attenzione particolare al mondo rurale e al paesaggio pugliese.

La sua tecnica, profondamente influenzata dal Divisionismo, ma anche dal Realismo sociale che iniziava a emergere in quegli anni, si caratterizzava per una precisione cromatica e una sensibilità luminosa che rendevano ogni scena viva e vibrante. La sua capacità di utilizzare il colore non solo come strumento descrittivo, ma come mezzo per evocare emozioni e stati d’animo, lo rendeva un vero e proprio “poeta del colore”.

Un Legame Indissolubile con la Puglia

Nonostante la sua carriera lo abbia portato a esporre e a essere conosciuto a livello nazionale, Ottorino De Donno rimase sempre profondamente legato alla sua terra natale. La sua Brindisi, con la sua luce unica e i suoi contrasti, fu per lui fonte inesauribile di ispirazione. Fu anche un attivo promotore della conservazione del patrimonio artistico locale, lottando per la tutela di monumenti storici come la Porta Mesagne, a testimonianza del suo amore per la storia e la cultura pugliese.

L’Eredità di un Maestro dell’Arte Italiana

Ottorino De Donno rappresenta una delle vette più alte nel panorama artistico pugliese del XX secolo. La sua capacità di fondere la tradizione con la modernità, di esplorare nuove tecniche senza mai rinunciare alla bellezza e all’armonia, lo rende un artista degno di essere riscoperto e valorizzato. La sua arte, capace di parlare a chiunque attraverso l’uso universale del colore e della luce, è un invito a riscoprire la bellezza del mondo che ci circonda, in ogni sua forma.